La banda che ci governa è formata da un gruppo “tecnico” deciso,
approvato e sostenuto da un patto di tutte le forze politiche in parlamento,
salvo comportamenti dissonanti della lega interni alla sua cultura paesana.
La loro ricetta alla crisi è coerente con la loro formazione scolastica
e le scelte fatte e da fare ( per esempio in tema di lavoro )
rispettano duramente i rapporti di forza sociali :
padroni ( banche, imprenditori, caste dominanti…) da una parte e
lavoratori ( precari, disocuppati, emigranti…) dall’altra.
La ricetta, quindi, serve ai padroni.
Così anche in Europa –euro e nel mondo occidentalizzato.
Non vi sono alternative disponibili,
ma solo sogni e utopie per un mondo diverso possibile.
E lotte per una nuova democrazia
( partecipativa e non rappresentativa ) e nuove condizioni di vita.
Manca un soggetto politico che organizzi,
senza se e senza ma, le classi dominate,
dopo la caduta inevitabile delle pessime esperienze di socialismo reale;
fallimento storico non scientifico.
Anche le “grandi” sigle sindacali si adattano al sistema…
perchè concede loro una fetta di torta.
L'economia non è un processo naturale, ma una scelta ideologica.
Quella di mercato è ciò che abbiamo sotto gli occhi :
concorrenza spietata, lacrime e sangue,
debiti di stato per mantenere i privilegi,
guerre localizzate per assicurarsi fonti energetiche,
controllo del territorio, distruzioni ambientali,
panem et circenses ai sudditi.
Vi sono state e sono possibili altre economie.
Quella che regge bene il confronto è quella dei bisogni :
organizzare la produzione mondiale
per rispondere alle esigenze degli uomini
e delle donne di questo mondo,non per fare profitto.
E quindi fare di queste esigenze i comuni principi e diritti costituzionali :
salute, istruzione, acqua, casa, cibo, trasporti, comunicazioni.
Se il confronto non è consentito, soccorre lo scontro ;
la NO TAV, da noi, ne è un piccolo esempio.
Chiaro, professori ?
--a cura di EnzoGaldo, COBASPT-CUB --
PS
Toh ! un “documento “ senza parole inglesi.
Lo capiranno ? Forse parliamo un’altra lingua…