DA : COBASPT-CUB COMO
Caro giovane ragazzo, che con i tuoi 20 anni non ancora compiuti ci hai lasciato appena 4 anni fa nel tentativo di farti strada in un mondo del lavoro ostile, ti scriviamo queste parole semplici e vere, per ricordarti e farti ricordare.
Sotto la pioggia battente, carico di posta, sballottato da un ufficio ad un altro, da un paese ad un altro, senza rispetto di nessuna regola morale ed umana, nonche' di diritto, ti vediamo comunque orgoglioso e combattivo nonostante le avversita', che portavi a termine il tuo sacrosanto diritto dovere di prestazione d'opera a favore della comunita', proteso verso il tuo futuro, tuo e di tutti i ragazzi come te, ma un futuro che non ti hanno permesso di realizzare, per una logica di produttivita' bieca, cieca e disumana, e non il fato, o la casualita' ti ha voluto quel giorno piovoso farti incontrare la signora morte, ma la determinazione fredda, cinica, di una azienda che ti ha messo in mano mezzi e condizioni di lavoro assolutamente impossibili da gestire a favore della tua sicurezza. Giornata piovosa, visibilita' scarsa, mezzo insicuro, freni logori, il fiato sul collo se non portavi a compimento il lavoro, in un luogo, che non ti spettava neanche di esserci.
Caro giovane figlio, fratello, amico, ancora oggi, le tue condizioni che ti hanno tolto la vita, sono le nostre condizioni, ancora oggi i postini muoiono per strada, semplicemente perche' fanno il loro mestiere che e' per strada.
Nulla e' cambiato caro giovane ragazzo, anche se noi lottiamo per far si' che invece cambi tutto questo.
Chi deve ascoltarci ci attacca, chi deve fare il mea culpa, ci deride, ci schiaccia, ma noi lottiamo, resistiamo, fino alla fine.
Noi non siam eroi, non siamo rivoluzionari o chissa' con quale altro aggettivo ci chiamano, siamo individui che vorrebbero soltanto semplicemente vivere la propria vita.
Caro giovane postino precario ucciso dal lavoro e dalla macchina della cinica superproduttivita', noi siamo qui, presenti ancora a lottare, per la tua memoria e per quella di tutti gli altri colleghi e colleghe postini morti per strada, che e' il proprio luogo di lavoro, a gridare giustizia, dignita' e verita'.
Noi vorremo comunque in qualche modo realizzare quel tuo futuro che tanto ambivi per chi verra' dopo, e per noi stessi.
Caro Roberto, ci piace pensare che mentre noi lottiamo, tu dovunque sei, possa vederci e magari strapparti un sorriso di pace.
La sicurezza sul lavoro non è, come dice la Fornero con le sue lacrime di coccodrillo, un parametro della produttivita', la sicurezza sul lavoro e' un diritto-dovere prima di tutto per i datori di lavoro ed e' loro responsabilita' realizzarla.
La vita è un dono di tutti e per tutti, nessuno ha il diritto, in nessun modo, ne per negligenza o per ragioni di azienda di metterla a repentaglio.
Paghino, e paghino caro chi si macchia di questa infamita'.
Caro Roberto Scavo. giovane precario morto a vent'anni per lavoro, accogli questa lettera come auspicio di un futuro migliore. come quello che immaginavi tu.
Con determinazione, consapevolezza e certi di essere nel giusto!
Un saluto fraterno ovunque tu sei.
COBAS PT CUB DI COMO