La relazione dell’ Amministratore delegato di Poste Italiane, Del Fante, in audizione alla Camera, non ci ha soddisfatto.
Ecco perché, insieme al deputato Andrea Caso, abbiamo richiesto chiarimenti, inviando una lettera ai vertici di Poste Italiane,con quesiti precisi e dettagliati, circa il piano aziendale occupazionale per ogni provincia.
Speriamo seguano risposte altrettanto specifiche.
È solo l’inizio di una battaglia non ancora terminata.
Vigileremo affinché vengano soddisfatte tutte le nostre aspettative per la tutela dei diritti di tutti i lavoratori.
“La relazione dell’Amministratore delegato di Poste Italiane, Del Fante, in audizione alla Camera, per quanto ampia e con riferimenti alla stabilizzazione dei lavoratori, politiche attive e futuri obiettivi aziendali, non mi ha soddisfatto”, è il commento di Andrea Caso, Portavoce alla Camera del MoVimento 5 Stelle, che torna sull’argomento lavoratori postali, rassicurandoli che “la battaglia non è terminata con l’audizione del 18 settembre scorso ma continua entrando ora nel vivo”.
Componente della VI Commissione Permanente della Camera, il deputato campano fa sapere che resta in attesa “di ricevere i chiarimenti richiesti” inoltre “con Francesco Vanin dello staff del Ministro Di Maio, da lui preposto alle crisi aziendali, ed in accordo con il Sottosegretario al Mef, Villarosa abbiamo inviato una lettera con quesiti precisi ed ineludibili per i vertici di Poste Italiane, a cui speriamo seguano risposte altrettanto precise, riservandoci nuove iniziative istituzionali laddove il grado di riscontro non fosse adeguato alle nostre aspettative. Vigileremo affinché Poste garantisca parità di trattamento tra tutti i lavoratori di ogni ordine e grado e senza discriminazioni”.
“Abbiamo formulato una lettera, tecnicamente dettagliata circa il piano aziendale occupazionale per ogni provincia, - continua Caso - invitandoli ad entrare nel merito delle decisioni che intendono intraprendere per il superamento del precariato e le modalità sui trasferimenti, tanto attesi”.
Il timore dei lavoratori, circa 30mila, è che, l’allarme raccolto nella primavera scorsa dal deputato pentastellato fosse rientrato, con il sipario calato sulle diverse situazioni che li riguardano, dai contratti alla mobilità, in particolare i trasferimenti da nord a sud per stare vicino ai propri cari dopo lunghi periodi di lontananza. Andrea Caso, tiene invece di precisare che “non è stato ancora messo il punto a tutta la problematica su cui l’Azienda deve fare chiarezza considerato che Poste Italiane è una partecipata del Mef e di Cassa Deposti e Prestiti”.
l’esponente del Gruppo parlamentare del M5S conta dalla sua parte due atti parlamentari rivolti al Ministero dell’Economia e Finanze sui lavoratori postali nonché diverse riunioni tra il Ministero dello Sviluppo Economico ed il Lavoro per fare chiarezza sulle proroghe ai contratti interni.
“Nella lettera, abbiamo chiesto tra le altre cose – conclude Caso, più motivato che mai - “di acquisire il numero di dipendenti splittati per regione e provincia, tipologia di contratto applicato, mansione, il piano di riorganizzazione del personale per provincia, tempistiche, numero dipendenti per i quali si prevede passaggio da part time a full time, posizioni occupate da CTD, numero nuove assunzioni previste, numero lavoratori che hanno chiesto trasferimento per avvicinamento ai luoghi d’origine, quanti trasferimenti approvati e tempistiche, quanti contratti CTD sono in scadenza e quando”.
Ed è di qualche giorno fa la rassicurazione dell’azienda pervenuta tramite il Mise che le risposte sarebbero in dirittura d’arrivo.
Tra le indiscrezioni degli ultimi giorni riferite al parlamentare facente parte anche della Commissione Finanze della Camera dei Deputati ci sarebbe che, in relazione alla introduzione della norma transitoria in applicazione del decreto dignità del 13 luglio 2018, tutti i contratti stipulati prima del 14 luglio sarebbero rinnovati (se cessati) o prorogati se in scadenza il 31 ottobre. Per i contratti stipulati dopo il 13 luglio varrebbe la regola dei 12 mesi massimo di permanenza. Sia i contratti stipulati dopo il 13 luglio 2018 che quelli rinnovati/prorogati entro il 31 ottobre sarebbero sottoposti alla normativa prevista dal decreto dignità, che, fissa il limite alle proroghe per favorire il passaggio per il lavoratore da precario ad assunto.