La pace un imperativo storico

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Gino Strada parla a Bergamo
«La pace un imperativo storico»

Gino Strada durante il suo intervento (Foto by Bedolis)

«La scelta della pace è un imperativo storico: non è pensabile che il mondo possa continuare con la logica della violenza»: Gino Strada, fondatore di Emergency, intervistato da Andrea Valesini, caporedattore de «L'Eco di Bergamo», ha inaugurato venerdì sera 14 settembre la quinta edizione di «Molte fedi sotto lo stesso cielo. Per una convivialità delle differenze», il ciclo di incontri promosso dalle Acli col patrocinio del Comune e la collaborazione di numerose associazioni.

A margine dell'incontro Strada ha parlato di quanto sta succedendo in Libia dove Emergency era presente: «Provo un sentimento di grande tristezza, come sempre quando si sceglie la strada della violenza perché si instaurano spirali che poi vanno fuori controllo». «In Libia - ha proseguito Strada - c'è guerra da quando si è deciso per l'attacco a Gheddafi. La colpa è di tutti quelli che si ostinano a vedere niente altro che cannoni e armi. È il pensare che si possa fare la pace con la guerra. È uno strumento che non funziona».

L'iniziativa di quest'anno delle Acli ha come filo conduttore «Sentinella quanto resta della notte? Nella crisi, la responsabilità», un percorso di riflessione che prende spunto da una citazione di Isaia per richiamare la notte della crisi in atto ormai da anni. All'incontro di ieri sera, che aveva per tema «Resistere al male. L'ostinata speranza», avevano chiesto di partecipare tremila persone, ma il teatro Serassi di Villa d'Almè, pieno in ogni ordine di posti, ne ha potuto accogliere solo ottocento.

Emergency, ha ricordato Strada, «ha curato in questi anni oltre cinque milioni di persone, di questi più di tre milioni erano vittime di guerra: tanti volti e storie di persone che subiscono violenza in modo totalmente gratuito, persone innocenti che vorrebbero vivere in pace». La guerra, ha proseguito Strada, «fa paura e genera angoscia. Noi tendiamo a buttare la guerra fuori dai nostri confini, tendiamo a parlare poco del nostro impegno militare. Dal dopoguerra a oggi sono morte più di 25 milioni di persone per le guerre: a livello internazionale non si affrontano i problemi senza escludere la possibilità di ricorrere alla guerra. Per evitarla basta pensare a scenari diversi. Le guerre non portano da nessuna parte».

Leggi di più su L'Eco di sabato 15 settembre

 

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 Il mio sindacato non ha un nome “comune”, come gli altri (CGIL,CISL,UIL,FAILP,SAILP,UGL);il mio sindacato è aperto,tutti possono entrarvi senza permessi speciali e senza dazio;tutti possono uscire liberamente;il mio sindacato non ha clienti, a cui concedere o far concedere favori quotidiani;il mio sindacato è dei lavoratori,senza discriminazioni,tutti con eguali diritti;il mio sindacato non frequenta le stanze dei padroni postali per scambiare i diritti con le concessioni amichevoli e con i privilegi ai propri apparati;il mio sindacato non firma contratti nei quali si allea con il padrone per dare sanzioni disciplinari, per far lavorare di notte,di festa, a tutte le ore, negare le ferie,umiliare i malati … sostituire il salario con i premi, cancellare le pensioni,eliminare la scala mobile, limitare la democrazia;il mio sindacato odia la precarietà ed ha da sempre lottato per consentire ai precari il diritto al lavoro stabile,contro gli accordi di ieri e di oggi,sostenendone tutte le cause in tutta Italia;il mio sindacato non ha sposato la privatizzazione del servizio pubblico in nome del profitto e del mercato;il mio sindacato lotta per la pace ovunque, lotta per “distribuire diversamente la ricchezza”ovunque!Non confondere e non lasciarti confondere.Il suo nome è CobasPT Cub-USB


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