Napolitano e Terzi, l'Italia dei colpi di mano

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Giorgio Napolitano, il 22 marzo, ha rotto la tradizionale prassi istituzionale seguita fino ad oggi per il conferimento di un incarico pieno, o di un preincarico, al nuovo Presidente del Consiglio, e ha preso la parola nella sala stampa prima del segretario generale della Presidenza della Repubblica e prima dell'incaricato, pronunciando un discorso di dieci cartelle per spiegare le ragioni della propria scelta di affidare un preincarico a Bersani. Ha analizzato vari aspetti della situazione politica, economica e sociale italiana, e ha indicato in modo preciso quale dovrà essere la natura istituzionale del nuovo governo e quali dovranno esserne i compiti. Si tratta, lo ripetiamo, di un atto di rottura - compiuto allo scadere del suo settennato - con la prassi istituzionale sempre seguita dai suoi predecessori al Quirinale: "Re Giorgio" ha parlato, di fatto, come il Presidente di una repubblica presidenziale. E il berlusconiano Popolo della Libertà che ha nel suo programma politico reazionario la trasformazione della Repubblica italiana in una repubblica presidenziale, e che fino a poco tempo diffidava pubblicamente del "Presidente delle sinistre", gli ha espresso il suo pieno appoggio, dicendo che «di Napolitano ci si può fidare». L'11 marzo il ministro degli Esteri Terzi e il ministro della Difesa ammiraglio Di Paola (entrambi in carica "per le sole questioni di ordinaria amministrazione"!) hanno cercato, con un arrogante colpo di mano, di trattenere in Italia i due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone (imputati in India dell'omicidio di due pescatori indiani), che erano temporaneamente rimpatriati per l'esercizio del diritto di voto in Italia e che, in base a un preciso accordo fra il governo di Roma e quello di Nuova Delhi, avrebbero dovuto ritornare in India per esservi processati. In risposta allo scandaloso atto dei due ministri, la Corte Suprema indiana decise di non riconoscere più l'immunità diplomatica all'ambasciatore italiano a Nuova Dehli perché era stata violata la dichiarazione giurata con cui l'Italia aveva garantito il rientro in India dei due fucilieri di marina. Il 21 marzo, dopo che la stampa di molti paesi aveva espresso duri giudizi sulla «consueta inaffidabilità dell'Italia» in campo internazionale, il responsabile della Farnesina ha fatto macchina indietro e Latorre e Girone sono ripartiti per l'India. Terzi ha dichiarato pubblicamente che «tutte le decisioni sui marò e sui rapporti con l'India sono state prese findall'inizio dal governo collegialmente»; ma è stato sbugiardato dalla Fornero, la quale ha affermato in televisione che «la decisione di fermare i marò in Italia non è mai arrivata al Consiglio dei Ministri». Tutta la vicenda testimonia l'inettitudine e la decadenza della classe politica che ci governa, ed è anche una dimostrazione della debolezza dell'imperialismo italiano nell'arena internazionale. Sono tutti motivi di riflessione per noi proletari. Dobbiamo liberarci dei governi borghesi che stanno portando l'Italia alla rovina sul piano economico, politico e sociale. Dobbiamo liberarci del sistema parlamentare borghese, di tutte le ipocrite istituzioni della democrazia borghese, che sempre più si rivelano come lo strumento del dominio politico del capitale sul lavoro. Un vero cambiamento potrà venire solo dalla rivoluzione socialista che darà tutto il potere agli operai e agli altri lavoratori sfruttati!

23 marzo 2013 Piattaforma Comunista

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