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Elezioni amministrative.

La Federazione della Sinistra quasi ovunque con il PD, nel momento in cui il PD sostiene Monti e affossa l'articolo 18.

Sarebbe questa la sinistra "radicale"?

 

 

La Federazione della Sinistra - PRC e PdCI - denuncia il governo Monti e la sua “macelleria sociale”, votata e garantita, come sappiamo, dal Partito Democratico in alleanza con Casini e Berlusconi. Eppure la stessa Federazione della Sinistra si allea in tutta Italia col PD in occasione delle imminenti elezioni amministrative (con l'eccezione di Palermo dove si aggrappa alla mummia democristiana del vecchio sindaco Orlando). E in diverse situazioni importanti (La Spezia, Carrara, Trani) estende  l'alleanza persino all'UDC. (Per non dire che a Parma un'alleanza di centrosinistra, comprensiva del PdCI, giunge sino a... Futuro e Libertà). 

  

 

PAROLE E FATTI 

  

Domanda: che rapporto c'è tra le parole e le scelte della FdS? Che rapporto c'è tra la difesa dei lavoratori e dell'articolo 18, in cui tanti compagni e compagne della FdS sono quotidianamente impegnati, e l'alleanza in tutta Italia con un partito che tanto più oggi si colloca dalla parte della Confindustria, delle banche, del loro governo, contro il mondo del lavoro? 

Tralasciamo la risposta pietosa secondo cui “un conto è il livello amministrativo, e un conto è il livello politico”.

Qualcuno sa vedere la distinzione qualitativa tra un PD locale che taglia i servizi sanitari o gli asili, e un PD nazionale che vota le finanziarie di Monti? Mai come oggi le condizioni dei comuni sono investite dalle finanziarie antisociali, votate dal PD, che tagliano i servizi locali per pagare il debito alle banche. Il PD che vota il decreto "Salva Italia", su comando dei banchieri, non è cosa diversa dal PD che gestisce localmente, coi propri assessori, le ricadute sociali di quel decreto. Il PD che vota lo smantellamento di fatto dell'articolo 18, su comando di Confindustria, non è cosa diversa dal PD che amministra localmente le relazioni coi poteri forti, e che svende loro acqua pubblica e trasporti, con o senza l'aiuto di mazzette. 

Qual è dunque la base di classe, tanto più oggi, delle alleanze in tutta Italia col PD? 

  

 

UN DISEGNO POLITICO 

  

La verità è che la Federazione della Sinistra è incapace di rompere col PD, persino nel momento in cui il PD regala a Monti ciò che i lavoratori avevano negato a Berlusconi. Ed è incapace di rompere col PD non solo per le pressioni assessorili dei suoi apparati locali (che, per fare solo un esempio, in Liguria stanno da dieci anni in una giunta regionale con l'UDC che massacra la sanità pubblica); ma anche per un disegno politico, mai accantonato, di ricomposizione col PD su scala nazionale.

Diliberto l'aveva detto pubblicamente solo tre mesi fa: “Dateci dieci parlamentari, e appoggeremo un governo di centrosinistra per tutta la legislatura”. E non a caso non manca occasione di precisare che la sua opposizione oggi è a Monti, “non al PD”. 

Ferrero è più cauto. Ma ha celebrato un congresso nazionale incentrato sulla proposta di una “alleanza democratica col PD”, comprensiva del sostegno esterno a un governo di centrosinistra. E ha concluso il congresso - a governo Monti già insediato - sostenendo che sarebbe sbagliata una posizione che dicesse “mai più col PD”. 

Ecco, allora, la ragione politica delle alleanze locali di governo col PD in tutta Italia: tenere aperta la via di una futura possibile alleanza nazionale con quel partito, diretta o indiretta. 

  

 

COAZIONE A RIPETERE 

  

E' vero: la disgregazione in atto della vecchia forma di bipolarismo, e l'ipotesi di una nuova legge elettorale, possono scompaginare molti calcoli e disegni. Ma quei disegni sono molto “resistenti”, perché sono inscritti nel DNA di gruppi dirigenti riformisti che li ripropongono da vent'anni. Ex ministri come Diliberto e Ferrero che hanno votato le missioni di guerra e la precarizzazione del lavoro hanno dimostrato di non avere principi. Il fatto di essere a capo tuttora dei rispettivi partiti, come se nulla fosse accaduto, dimostra l'impermeabilità di quei partiti alle drammatiche esperienze della realtà. E se si è impermeabili alle esperienze, si è condannati a ripeterle, quando le condizioni lo consentiranno.

Ma se anche le condizioni non dovessero consentire a breve una ricomposizione col PD, che dire di una sinistra che la persegue, a partire dal territorio, contro ogni esperienza e fuori da ogni principio di classe? Sarebbe questa la sinistra...“radicale”? 

  

A tutti i rivoluzionari presenti nella FdS diciamo, tanto più oggi, la cosa più semplice: lasciate i partiti degli assessori, entrate nel Partito Comunista dei Lavoratori. L'unico partito che non ha mai tradito gli operai. E che mai lo farà.

 

 

 

Partito Comunista dei Lavoratori



 

 

 



 

 

 

 

 

 

 

 


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