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La stagione è nera… anche per la vicenda dei contratti a termine di Poste Italiane SpA, che questa Organizzazione Sindacale testardamente porta all’esame dei tribunali.

Poste Italiane SpA, infatti, assumono sempre e ovunque mano d’opera precaria: un mese, tre mesi, qual cosina in più per i meno anonimi.

La norma che regola la materia (D.Lgs 368/01 -  in specie art.2 comma 1 bis ), dopo varie sentenze interpretative, anche di matrice europea, protegge purtroppo la società quasi in termini assoluti.

I pochi spazi vengono da noi esplorati con i nostri legali.

Ma troviamo – incredibile dictu -  nuovi giudici che si dilettano in argomentazioni sul filo del rasoio, pur di dar ragione al padrone:

a)      Per i vecchi contratti, inventano la figura giuridica del “mutuo consento”… affermando che se l’interessato ha impugnato con notevole ritardo (pur se nei termini prescrizionali!) il proprio contratto, vuol dire che ne era d’accordo.

SIC!

b)      Adottano una interpretazione restrittiva dell’art.32 del famigerato “collegato lavoro” ( L.183/10 ),consente loro di dichiarare la decadenza dal diritto all’impugnativa.

c)       Sulla questione del 15%...., i giudici si accontentano delle dichiarazioni probatorie avversarie, senza impegnarsi a fare adeguate, approfondite e specifiche indagini con strumenti neutrali.

***

Per di più, alcuni di questi “lorsignori” la fanno anche pagare, addebitando spese giudiziarie.

 

Come reagire?

1)      Per le spese, chiedere rateizzazione, per esempio a 50,00 Euro mensili;

2)      Decidere se proseguire per il secondo grado (appello).

In entrambe le ipotesi i nostri uffici sono a disposizione costante.

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In ultimo, per quei contratti che non sono impugnabili per contraria definitiva giurisprudenza (Cassazione), tenteremo una specie di ricorso collettivo sulla base di una denunzia per uso scorretto (truffaldino) da parte di Poste Italiane SpA della norma__________ e con l’obiettivo di un sostanzioso risarcimento danni.

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Resistere è oggi il nostro “mestiere”.

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 Il mio sindacato non ha un nome “comune”, come gli altri (CGIL,CISL,UIL,FAILP,SAILP,UGL);il mio sindacato è aperto,tutti possono entrarvi senza permessi speciali e senza dazio;tutti possono uscire liberamente;il mio sindacato non ha clienti, a cui concedere o far concedere favori quotidiani;il mio sindacato è dei lavoratori,senza discriminazioni,tutti con eguali diritti;il mio sindacato non frequenta le stanze dei padroni postali per scambiare i diritti con le concessioni amichevoli e con i privilegi ai propri apparati;il mio sindacato non firma contratti nei quali si allea con il padrone per dare sanzioni disciplinari, per far lavorare di notte,di festa, a tutte le ore, negare le ferie,umiliare i malati … sostituire il salario con i premi, cancellare le pensioni,eliminare la scala mobile, limitare la democrazia;il mio sindacato odia la precarietà ed ha da sempre lottato per consentire ai precari il diritto al lavoro stabile,contro gli accordi di ieri e di oggi,sostenendone tutte le cause in tutta Italia;il mio sindacato non ha sposato la privatizzazione del servizio pubblico in nome del profitto e del mercato;il mio sindacato lotta per la pace ovunque, lotta per “distribuire diversamente la ricchezza”ovunque!Non confondere e non lasciarti confondere.Il suo nome è CobasPT Cub-USB


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